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domenica, ottobre 08, 2006

La lumaca lascia il guscio.

Ore 4:54, avevo deciso di non raccontare fatti di vita privata nel blog, in quanto credo che sia inutile fare conoscere a tutti cosa facciamo nelle nostre giornate, anche perchè più o meno facciamo tutti le stesse cose, questa volta però è diverso, poi io ho un modo tutto mio di raccontare :D.
Ieri mattina, non ricordo a che orario assurdo stavo scrivendo le cose sulla fantasia, ma mentre le scrivevo, già sapevo che non sarei riuscito ad alzarmi ad un ora decente, e avrei spento la sveglia, nonostante i buoni propositi, il mattino dopo.

Così mi ritrovo desto, alle 14:00 di un sabato pomeriggio, il telefono squilla e parlo in pigiama per più di un ora, alle 3:30 riesco a mangiare una porzione abbondante di pasta fresca e pollo arrosto.
Ciò che accade dopo è un messeggio su messenger e una telefonata.
Mi ritrovo così in macchina con un amico al volante e due sconosciuti, l'autostrada corre veloce, quello che ho mangiato tenta a tutti i costi di tornare sù.
Ad un tratto, ti accorgi che stai cambiando aria, in tutti i sensi; c'è puzza di marcio e nessuno ha quagliato, tiri giù i finestrini ed è peggio, tralaltro facendo effetto vela si consuma pure più benzina, i nomi delle località cominciano a finire in ATE, avverti che il Polo Nord è più vicino, già senti il freddo, e cominci a sentirti terrone.
Monsieur et madames, Benvenuti a Milano, il paese di Cochi e Renato.
Qualche ora prima stavo dormendo, ora mi ritrovo a più di 100km da casa, sono più di 10 anni che non vedo Milano, la gioia più grande che mi ha dato questa città, è stata quella di farmi apprezzare quanto è bella la mia.
MI viene in mente quando ad una conferenza Luca Bizzarri disse: "Per necessità devo passare la settimana a Milano, ed è quando torno che capisco come mai sia così bella Genova".
Credevo di sentirmi molto più spaesato, mi immaginavo grande fermento e caos, ma lo ho trovato solo per strada, mai visto degli autisti così nervosi e dal clacson così facile.
La sera non c'è luce, le cose appaiono molto cupe, la prima cosa vista degna di nota è l'università Bocconi, che da fuori, mi è apparsa di una tristezza immensa, sarà anche una scuola di prestigio, ma manco se mi pagassero mi rinchiuderei svariati anni li dentro.
Non ho mai vissuto la realtà giovanile contemporanea, mi sono fermato un pò di tempo fa.
Eccomi al mio primo happy hour, ci si raduna tutti assieme davanti ad un posto, e si aspettano i ritardatari per entrare, intanto nell'attesa, ammiro dinosauri metallici, che si trascinano per le strade della città, con i loro rantoli di sofferenza dovuti all'età avanzata, e che ogni tanto emettono sonori lampi di luce bluastra, quando per un attimo si staccano dalla vita.
Mi son perso in quei minuti di attesa, ad osservare nuovi e vecchi tram, che avevo visto solo nei film, ed è stato allora che ho sentito di non appartenere a quella realtà, mi trovavo in un luogo in cui le cose non funzionavano come al solito, ho cominciato a tendere le orecchie, per cercare di carpire qualche discorso in dialetto, intercalato dalla ormai celebre parola "Figa", ma attorno a me, passavano solo marocchini (abitanti del Marocco, non i vu Cumprà), e amici che parlavano con svariati accenti, tipo Romano o Siciliano, la cosa mi ha lasciato un pò deluso, avrei voluto che più Milano entrasse in me.
Mi sembrava di essere in una città del sud più che al nord, alcuni si lamentavano di un motorino appena rubato, e si rammaricavano di non esser riusciti a fermare i malviventi, passava gente col casco posato in testa non allacciato col rosso, alcuni attaccabrighe urlavano ai passanti dai finestrini, altri facevano inversione a u all'interno degli incroci, forse ero capitato la sera sbagliata nel posto sbagliato...
Nonostante lo stomaco non volesse, visto che oramai avevo pagato, mi sono preso qualsiasi cosa si potesse ingurgitare, dalla zuppa di farro, alla pasta con il ragù.
Siccome ho cominciato a stare veramente male, sono uscito e ho fatto un paio di telefonate digerenti, a volte parlare al cell rilassa e aiuta più di qualsiasi Citrosodina o Peridon.
Nella strada verso l'automobile, ho notato una bambolina posata su un motorino, come a dire prendimi, subito ho pensato a Unabomber, nessuno mi ha preso sul serio, se domattina a qualche bambino sarà saltata una mano, avrò il piacere di dire a qualcuno: "io l'avevo detto".
Mi sarebbe piaciuto tornare a vedere la zona Duomo come tanti anni fa, ma il viaggio è proseguito verso una nuova meta, che ho sempre evitato per scelta; inoltre dopo questa estate mi ero ripromesso di aumentare la mia già grande ostilità verso questa tipologia di luoghi, vista una brutta esperienza sentimentale, ma non ne ho potuto fare a meno.
Alle 11 mi trovo a scavalcare di prepotenza un cordone, per saltare la coda all'ingresso di una galera a pagamento, ricca dei più svariati strumenti di tortura, da quella acustica a quella visiva.
Mi guardo attorno, solamente i secondini avranno una età superiore o simile alla mia, non si può uscire fino a che il locale non si riempie, altrimenti non sarà consentito rientrare, frittata è fatta, invece che pensare a come divertirmi, moltiplico il costo di entrata per le persone presenti, e giungo alla conclusione che in un ora, sono già entrati svariati stipendi medi di denaro.
Mi guardo attorno, qualcuno avrà 14 anni forse, mi contemplo davanti a uno specchio e mi sento maledettamente vecchio.
Dopo due ore riesco ad acclimatarmi, e mi ritrovo a dimenarmi un poco, ogni tanto chiedevo sottovoce scusa a kurt Cobain e anche ai S.O.A.D., per quello che stavo facendo, ogni tanto cominciavo anche a sorridere alle stronzate sparate dal DJ, che incitava all'amore libero, ma non gli dava retta nessuno, solamente due coppie si baciavano ogni tanto.
Passo un po' di tempo fuori nel piazzale, in camicia a parlare di cagate con un cliente, poi rientro e decido di darmi all'alcool, così ordino un "Sex on the Beach", tradotto è "sesso sulla spiaggia" o anche "Sesso sulla zoccola", dipende da come lo scrivi o pronunci, se poi il sesso in spiaggia lo fai con una zoccola le frasi si equivalgono.
Ma il destino mi protegge da questa tentazione demoniaca, non me lo possono fare perchè è finita la vodka, allora gli dico di farmi un analcolico alla frutta, che mi viene servito in un bicchiere di policarbonato infrangibile, anche qua hanno così poca fiducia in me, che manco mi danno un bicchiere di vetro, per paura che lo rompa.
La serata finisce, ho fatto esperienze nuove, l'autostrada corre, la nebbia bancheggia, torna quell'insopportabile odore di marcio, Ligabue tiene il suo concerto privato sul cruscotto, esibendosi in un "Da adesso in poi", Milano una serata è stata troppo poco forse per capirti, guardo fuori, qualcuno dorme in macchina, piango perchè sono un sentimentalista del cazzo, ma non perchè lascio Milano, è una altra questione privata.
Corriamo nella nebbia, nei fumi di un passato che ci lasciamo alle spalle, che si richiude dietro di noi, ogni tanto qualcuno avanti attacca i retronebbia, è la nostra guida, andiamo un pò più forte, ma poi cambia direzione, e il nostro cuore torna a battere più lento, ogniuno ha la sua via, meglio nella nebbia che nella via di qualcunaltro.

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