Diario di un grafico, una vita tra i due mondi

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domenica, aprile 29, 2007

Autostrade al sorgere del sole

Cammino lungo la strada, solo, il sole sta per sorgere sul mare e tutto si schiarisce.
Cammino, e mi chiedo come cazzo ci sia finito a più di 100 km da casa, che poche ore prima ero a seduto tranquillo davanti al mio pc.
Cammino sulla strada che porta verso Alassio, e cerco la macchina che ho parcheggiato la sera prima, non la trovo, per alcuni istanti penso che me la abbiano rubata, mi sale l'ansia e cammino più svelto.
Cammino, guardo il mare e sono solo, vorrei tanto che lei fosse con me, per dividere questi momenti, vorrei stare con lei e abbracciarla forte, ma a quest'ora sta dormendo a centinaia di km di distanza.

Tutta la notte che mi sento fuori posto, in mezzo a tanta gente che spinge, beve e urla, mentre io non sono preso da questa follia che rapisce tutti, proprio non ci riesco, mi vola un reggiseno di pizzo nero in testa, forse dovrei bere per capire anche io come funziona il gioco, ma non sono il tipo, poi con le medicine non me la sento, so che al ritorno sarò responsabile di altre vita, non voglio giocare a questo gioco.
Mentre ero seduto su un divanetto, una ragazza mi si era seduta a fianco piangendo, forse non tutti erano così felici lì dentro come volevano apparire.
Le 4 frecce lampeggiano sulla macchina al bordo della strada, sulla mia macchina, chi avevo seduto a fianco sta sboccando l'anima piegato in due, oltre la carreggiata.
Voglio andare, voglio tornare a casa, voglio guidare nell'autostrada deserta mentre i primi raggi di sole mi trafiggono gli occhi stanchi per la notte passata, ma ogni 100 metri siamo fermi, perchè la gente si ostina a bere fin quando non sta male, mai saprò spiegarmelo.
Nell'autogrill le voci si mischiano, capto qualche parola di francese, qualcosa di italiano, qualcosa di non so, voglio solo una fottutissima bottiglietta d'acqua per il moribondo, ma c'è coda, sempre in coda, è da ieri sera che faccio code ovunque: per strada, per entrare nel locale, per uscire....
Finalmente sono a casa, ma non dormo, ho voglia di bloggare un po', poi farò colazione e forse mi assopirò per qualche tempo.
Sara dorme ancora, me la immagino nel suo lettino, il suo respiro caldo sul cuscino, teneramente avvolta tra le candide lenzuola.



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martedì, aprile 24, 2007

Anche gli amici soffrono e piangono

Questa sera ho dato un taglio al mio amore virtuale dicendo alla ragazza che si celava dietro cosa pensavo di lei, si è offesa e quando le ho detto che se voleva parlare io sarei sempre stato pronto ad ascoltarla, mi ha mandato a fanculo.
Ma io non soffro, perchè so quanto valgo, e chi mi conosce veramente sa la persona splendida che sono, non tanto per le cose che so fare, ma per come mi comporto con gli altri, perchè quando uno mi chiede la mano, amico o non amico gli do il braccio, quindi essere mandato a fanculo da una ragazza di 16 anni non mi può ferire certamente.
Gli ho mandato l'ultimo sms e ho cancellato il suo numero, voglio mettere la parola FINE a questa storia.
E' mezzanotte e mezza quando suona il telefono, è un amico che ha bisogno di me perchè sta male, allora mi sfilo il pigiama e mi vesto.
Lo incontro, ha il viso rigato di lacrime, non lo avevo mai visto così, sembrava me la scorsa notte, anche lui era sofferente per una ragazza, mi sono consolato di aver trovato qualcuno così presto nella mia stessa barca.
Abbiamo passato due ore a girare, parlare e bestemmiare, di quanto è stronza e complicata a volte la vita, di quanto complicate siano le ragazze e dell'ipotesi del suicidio.
Ho concluso dicendo:"Dimmi quando vuoi ammazzarti che vengo anche io".
Il suicidio è un atto di grande coraggio, difficile da compiere, ma forse in due ci si può fare forza e ci si può riuscire, comunque non è una cosa che voglio ancora fare seriamente, è solo una vaga idea.
Qualche volta bisogna mandare a fanculo la vita, fanculo a chi non ci capisce, fanculo a chi ci prende in giro, fanculo a tutto, bisogna imparare a ricalcare lo stereotipo dell'uomo, bisogna fingersi forti anche se non lo si è, e lasciarci scivolare addosso le cose, senza soffrire.
Questa sera mi son fatto forza, non sono l'unico a soffrire, chissa quanti siamo, dobbiamo farci coraggio e andare avanti senza guardarci alle spalle.
Forza e Coraggio !


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lunedì, aprile 23, 2007

Piango finalmente..e colazione a base di sigaretta.

Sti giorni sto una merda, perchè l'amore fa soffrire.
Di notte sto una merda, perchè l'amore fa soffrire, e di questo periodo sono davvero vulnerabile.
Mi sveglio con la telefonata di un amico, e mi sfogo con lui, ho passato la notte a scrivere e a piangere, non credevo di riuscire ancora a versare lacrime a 23 anni, me ne sono piacevolmente stupito.
Ho scritto una lettera a lei, per dirle che tutto è finito, il mio castello di carte che avevo tirato su con pazienza è crollato, collassato su se stesso schiacciandomi a terra, soffoco non respiro.
Avevo basato la mia vita su una ragazza perfetta, che mi amava come nessuna altra sapeva fare, che mi capiva come nessun altro sapeva fare, ma questa persona non esiste, e me ne sono reso conto ieri quando ho incontrato la reale persona che stava dietro il nick.
Faccio colazione a mezzogiorno con due pastiglie di antidepressivo, 15 gocce per la pressione e una sigaretta, sono ridotto proprio male cazzo, uno straccio sono, ma stanotte ho deciso che voglio cambiare.
Stanotte ho deciso che voglio affrontare la vita con la spada sguainata, la vita vera, basta mondi virtuali in cui rinchiudersi, basta, sono stufo di dovermi sempre rifugiare in me stesso per le mie debolezze, voglio diventare uomo, più insensibile e spietato, perchè non voglio più soffrire.
La testa scoppia, la bocca sa di posacenere, ora basta, comincierò a mettere una pezza su tutti i buchi della mia vita, sarà difficile, ma ce la farò, ce la voglio fare, ora che sono un senza Dio dovrò farcela da solo, con le mie sole forze, ma ce la farò, devo credere in me stesso, devo crederci, non sono rimasto solo, ho tante persone che fanno il tifo per me, grazie amici veri, grazie.
Vi lascio per un po', vado a combattere.


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venerdì, aprile 20, 2007

Quando beve....io sto male....voglio piangere.

Mezzanotte e mezza.
L'ho chiamata e non rispondeva subito, e ho avuto come un presentimento.
Dopo un po' ha risposto qualcuno e ho sentito:"Stronzo !"
Dopo un poco ho riprovato ancora e mi ha risposto, ma aveva una voce strana, all'inizio mi pareva solo stanca, ma dopo poco mi sono reso conto che aveva bevuto e non ci stava più a capire un cazzo, lei diceva che non era vero che era ubriaca, così mi ha passato altra gente che mi sfotteva.
Dopo ancora ho provato a chiamarla, mi ha risposto un ragazzo a modo, che non aveva bevuto, e mi raccontava cosa stava accadendo, gli ho detto di vegliare su di lei, di controllare che nessuno la toccasse o ne abusasse.
Ho il cuore stretto come una noce, sudo e tremo, come in un attacco di ansia.
Continuo a fumare questa merda che un giorno o l'altro mi ucciderà, ma voglio farmi male, per non sentire dolore dentro, il dolore della mia anima che urla.
Ci tengo troppo, e ho troppa paura che me la tocchino.
Mi aveva detto al telefono:" Non berrò nulla, neanche se me la volessero infilare con l'imbuto".
E invece, vatti a fidare....poi non è giusto che per causa mia non si diverta in fondo, se si diverte a bere lo continui a fare, anche se è un dolore che mi squarcia il petto, che si diverta, io penso da vecchio, lei è giovane, deve fare quello che fanno i giovani.
Le ho scritto che si diverta pure, che domani quando sarà lucida parleremo, ma dio sta notte so già che non riuscirò a dormire, tormentato dall'angoscia.
Continuerò a vedere lei là bevuta, e io qua con la mia merda di sigaretta in mano, le mie pastiglie antidepressive di merda, le mie goccie di merda, mentre mi agito sotto le lenzuola.
Provo amore, non la odio, bestemmio dentro, vorrei tirare pugni contro qualcosa, non so cosa.
Vorrei rannicchiarmi e piangere, come un bambino, ma non ne sono più capace.
Così il dolore come un mostro mi mangia dentro, mi mangia le interiora, poi esce squarciandomi il petto mi osserva e mi deride, e io sono qua, a osservare il vuoto.
Piccolo uomo impotente, senza forze, accendo l'ennesima sigaretta, lei mi fa gli squilli, vuole che la richiamo...non lo farò, non posso sopportare altro dolore.
Se non mi fido di chi mi dice: "ti amo, non farò questa cosa", di chi potrò mai fidarmi nella vita ?, se non di mia madre e di mio padre ?
Sto male, cerco un cutter fa piantarmi nel braccio, per farmi male, per non sentire il dolore che sta dentro, qualcuno mi definirebbe EMO, chi se ne frega, non voglio sempre dover soffrire nella vita per colpe non mie.
Grazie a questo sfogo un po' mi sto calmando, qualcuno forse leggerà e si rispecchierà nelle mie parole, soffrirà con me, o forse quel che ho scritto non lo cagherà nessuno.
Non sono un bambino perchè non piango, non sono un uomo perchè non sono forte perchè le cose non mi scivolano addosso come l'acqua sulle rocce in un torrente.
Allora ditemi!
Che cazzo sono!
Che cazzo sono io!
Rieccheggià nel mio animo l'eco dei miei perchè.
Vado a dormire o forse guiderò nella notte, ascoltando i pearljam...io vado.


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venerdì, aprile 13, 2007

Pilloline gialle

Pilloline gialle triangolari, chiudo gli occhi e mando giù.
Mando giù sperando che domani sia diverso, mando giù e spero domani di poter essere più uomo.
Il fumo scende dolcemente nei polmoni, ma non fa male, nulla fa più male a uno come me, nulla fa piu niente, le stesse pillole non fanno niente, ma chiudo gli occhi e mando giù.
Goccie trasparenti che cadono lentamente nella tazzina che diluisco con acqua, insapori, chiudo gli occhi e mando giù, mi aiuteranno a non sentire le voci, voci di chi ?, voci di un animo tormentato che parla e non sta mai zitto, ma ora ti zittirò io.

Chiudo gli occhi e mando giù.
In autostrada viaggio col finestrino aperto, alterno le mani fuori per asciugarle, perchè il volante scivola tra le mie mani umide, ascolto i pearl jam e cerco di cantare ma la voce non mi esce.
Fermo in galleria sputo sull'asfalto nero pece, uno sputo bianco asciutto, lo sputo schiumoso di chi ha una salivazione alterata dai farmaci.
Sulla rampa di raccordo il sole mi ferisce, il sole sta per tramontare e io lo guardo, ma presto scompare col proseguire della curva.
Penso a Sara, penso a chi entra ed esce faticosamente dalla mia vita, non trovo una ragione, non trovo una spiegazione, affondo il piede sull'acceleratore e sorpasso.
Poche ore prima....
Sul bus è salita la polizia, quella pistola a pochi centimetri da me, sarebbe stato così facile agguantarla e sparare, ma avrei fatto solo la figura dell'idiota perchè non avrei tolto la sicura, sorrido e mi siedo davanti all'africana che si sta soffiando il naso piatto nelle mani.
FInisco il sorpasso e rientro per uscire al casello.

.......

Sara è rientrata nella mia vita, la aspettavo con ansia, sapevo che sarebbe tornata, nessuno riesce mai a uscire dalla mia vita dopo che mi ha guardato dentro, non si scappa.
Questa notte dormirò felice.



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martedì, aprile 03, 2007

Il difensore dei piccioni.

Sti giorni sono un po' fuso credo sia colpa delle medicine che sto prendendo che mi alterano la psiche sembrerebbe non in modo positivo.
Oggi sono arrivato in stazione per prendere il treno che avrebbe dovuto riportarmi a casa, ma causa sciopero era soppresso.
Nell'attesa ho quindi deciso di mangiarmi un gelato, ma una volta finito i minuti sembravano non passare mai.
Finalmente scorgo qualcosa di interessante, un bambino piccolo di nome Fabio, sta inseguendo i piccioni cercando di acchiapparli, dopo un po che lo osservo decido di giocare con lui ad acchiappa il piccione, aspettavo che lui li facesse volare verso di me e io cercavo di toccarli coi piedi.
Finchè ad un certo punto ...dico al bambino: "vuoi vedere che adesso uno lo prendo? "
E carico d'odio e rabbia per lo sciopero che continuava a sopprimere treni ho calciato un piccione senza però fargli alcun male rischiando percò di farlo finire sotto a un treno.
Immediatamente dal nulla spunta il difensore dei piccioni che mi minaccia di denuncia.
Dopo poco di ritroviamo alla sede della polizia ferroviaria: "Salve, questo signore mi vuole denunciare perchè ho calciato un piccione".
Ci fanno entrare nella sede della polizia.
Io invito cortesemente il signore scassapalle a denunciarmi, ma ora non pare più cosi sicuro, in compenso vuole alzarmi le mani, non aspettavo altro :D.
Il signore davanti al pubblico uffiale comincia a farsi le sue ragioni, dicendo che non posso torturare gli animali per divertimento.
Io ribatto dicendo: "Ma che ne sa lei che il piccione non me lo volevo mangiare ?".
La discussione procede su questi toni, e il signore si accende, ma io ho addosso la calma infusa dagli antidepressivi e nessuno potrà mai farmi dare ragione a nessuno, e cotinuo sulla mia posizione iniziale.
Esordisco dicendo: "Ma con tutta la gente che si ammazza, volete denunciare me per un calcio a un piccione che mi sta pure sul cazzo perchè mi caga sulla macchina, ma stiamo scherzando ?"
Poi il pubblico ufficiale mi fa notare che se il signore procede con la denuncia, il maltrattamento di animale è reato penale, alchè la cosa finisce lì e cene andiamo tutti ogniuno per la sua strada :D
Nel frattempo a causa delle soppressioni mi scade pure il biglietto, ma col cazzo che ne timbro uno nuovo, e che mi provino a farmi la multa :P.


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